Soffri sempre di gonfiore o mal di pancia? Ecco gli esami intestinali che devi fare subito

Il gonfiore addominale e il mal di pancia persistente rappresentano sintomi ricorrenti che possono minacciare il benessere quotidiano, influenzando la qualità della vita e spesso generando preoccupazione per la possibile presenza di patologie intestinali. Queste manifestazioni possono essere episodiche oppure croniche e derivare da cause molto diverse tra loro, da semplici abitudini alimentari scorrette a vere e proprie patologie organiche. Prima di intraprendere qualsiasi automedicazione o restrizione alimentare, è fondamentale rivolgersi a uno specialista gastroenterologo, che saprà indicare gli esami diagnostici più adatti in base ai sintomi descritti e alla storia clinica.

Quando il gonfiore o il dolore addominale devono preoccupare?

Anche se il gonfiore addominale è frequentemente dovuto a motivi benigni, in presenza di specifici segnali di allarme è obbligatorio approfondire con urgenza. Tra i sintomi che devono indurre a consultare immediatamente un medico rientrano:

  • Dolore addominale intenso e persistente, non alleviato da rimedi comuni
  • Febbre alta non giustificata
  • Vomito persistente e incoercibile
  • Sangue nelle feci o nel vomito
  • Perdita di peso inspiegabile
  • Ittero (colorazione gialla della pelle e degli occhi)
  • Difficoltà respiratorie o stato confusionale
  • Impossibilità di evacuare o eliminare gas, associata a addome rigido

Queste condizioni possono essere espressione di patologie gravi come occlusioni intestinali, peritonite, pancreatite acuta, perforazione intestinale o problemi extra-intestinali che richiedono assistenza immediata per evitare complicanze potenzialmente fatali.

Principali esami intestinali da effettuare in caso di gonfiore persistente

Il gastroenterologo indirizzerà la scelta degli esami diagnostici più opportuni sulla base dei sintomi, della durata e dell’intensità del disturbo, dell’anamnesi familiare e personale, nonché dell’eventuale presenza di segni d’allarme. Ecco i principali esami intestinali raccomandati:

  • Analisi del sangue: consentono di valutare lo stato infiammatorio (VES, PCR, leucociti, procalcitonina), la presenza di anemia e di carenze nutrizionali, l’assetto ormonale e tiroideo. Valori alterati possono suggerire malattie come il morbo di Crohn, colite ulcerosa o altre malattie croniche intestinali.
  • Analisi delle feci: fondamentali per escludere infezioni batteriche, parassitarie o virali, disbiosi intestinale o la presenza di sangue occulto (utile come screening dei tumori intestinali). In alcuni casi si studiano le sostanze di digestione per valutare la funzionalità pancreatica.
  • Breath test (test del respiro): utilizzato per la diagnosi di intolleranza al lattosio, fruttosio, sorbitolo o per la ricerca della sindrome da sovracrescita batterica nell’intestino tenue (SIBO). Consente di individuare le cause di gonfiore legate a intolleranze alimentari o fermentazioni anomale.
  • Ecografia addominale: è un esame di primo livello, utile per visualizzare organi addominali come fegato, colecisti, pancreas, milza, reni e per valutare la presenza di liquidi, masse o dilatazioni anomale nell’intestino.
  • Endoscopia digestiva: comprende gastroscopia (esofago-gastroduodenoscopia) e colonscopia. Sono esami invasivi che consentono la visione diretta della mucosa e l’esecuzione di biopsie. Indispensabili in caso di sospette malattie infiammatorie croniche, celiachia atipica, polipi, tumori o per monitorare condizioni note.
  • Radiografia addominale (in casi selezionati): permette di identificare eventuali blocchi, livelli idroaerei, aria libera o calcoli.
  • Manometria digestiva e prove di svuotamento gastrico: test di secondo livello per indagare i disturbi della motilità gastrointestinale e la funzionalità dello sfintere anale o esofageo.

Ogni esame va selezionato in modo personalizzato, evitando accertamenti invasivi o inutili senza una precisa indicazione clinica.

Cause più comuni di gonfiore intestinale e mal di pancia

Le cause del gonfiore addominale sono numerose e spesso si intrecciano fattori alimentari, funzionali e, in casi minori, patologici. Le condizioni più frequenti includono:

  • Diete poco bilanciate o consumo eccessivo di fibre, bibite gassate, alimenti fermentabili (FODMAPs)
  • Intolleranze alimentari: lattosio, glutine (celiachia), fruttosio
  • Sindrome dell’intestino irritabile (IBS): disturbo funzionale in cui il gonfiore si associa spesso a dolore, alterazioni dell’alvo e meteorismo senza cause organiche evidenti
  • Stress e ansia: possono alterare la motilità e la percezione viscerale
  • Infezioni intestinali acute o croniche
  • Disbiosi intestinale: squilibri della flora batterica
  • Patologie infiammatorie croniche: morbo di Crohn, colite ulcerosa, celiachia atipica
  • Ostruzioni o masse addominali: meno frequenti e generalmente con sintomi più severi

Talvolta il gonfiore si accompagna solo a disturbi lievi. Tuttavia, se compaiono segnali come perdita di peso immotivata, sangue nelle feci o un gonfiore persistente oltre una settimana, è imperativo approfondire con esami specifici.

Gestione del gonfiore: dal sintomo alla diagnosi

Affrontare il gonfiore intestinale richiede un approccio sistematico, che parte da un’attenta raccolta della storia clinica e delle abitudini alimentari. Il medico valuterà la frequenza, la durata, i fattori scatenanti e la presenza di eventuali sintomi associati. Successivamente, prescriverà gli esami più idonei per escludere patologie gravi e indirizzare il paziente verso la cura appropriata.

Come prepararsi agli esami intestinali

  • Evitare automedicazione e restrizioni dietetiche senza un’indicazione medica
  • Raccogliere una diario dei sintomi, annotando alimenti assunti e timing dei disturbi
  • Presentarsi agli esami diagnostici secondo le specifiche istruzioni (digiuno, sospensione di farmaci particolari, ecc.)

Solo attraverso una valutazione specialistica accurata e un iter diagnostico personalizzato si può giungere alla corretta identificazione delle cause del gonfiore e individuare la strategia di gestione più adatta. In molti casi, la collaborazione tra gastroenterologo e nutrizionista risulta essenziale per adattare la dieta dopo aver escluso patologie specifiche oppure per indirizzare il paziente verso nuove abitudini alimentari che riducano il rischio di recidive.

Per approfondire le cause, i sintomi e gli esami delle patologie come il sindrome dell’intestino irritabile, esistono numerose risorse affidabili che garantiscono un’informazione aggiornata e pratica. Tuttavia, nessuna informazione può sostituire una consulenza medica diretta, soprattutto in caso di comparsa di sintomi di allarme.

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