Le malattie autoimmuni costituiscono una categoria di patologie in cui il sistema immunitario, normalmente deputato alla difesa dell’organismo, perde la capacità di riconoscere le proprie cellule, aggredendole come se fossero elementi estranei. Spesso questi disturbi si sviluppano silenziosamente, presentando sintomi sfumati o assenti per anni, fino a manifestarsi improvvisamente in forme anche gravi. La scienza oggi riconosce che una molteplicità di fattori comuni, molti dei quali insidiosi e difficili da percepire quotidianamente, possono rappresentare vere e proprie micce capaci di far esplodere un processo autoimmune, specie in soggetti predisposti.
Genetica e influenze ambientali: un equilibrio delicato
Se da un lato la predisposizione genetica contribuisce alla vulnerabilità di una persona verso le malattie autoimmuni, la ricerca attuale indica come il suo peso non superi in media il 25-40% del rischio totale. Il restante 60-75% è fortemente condizionato da fattori ambientali e stili di vita modifiabili. In pratica, anche chi nasce con una certa fragilità genetica può non manifestare mai una patologia autoimmune, a meno che non entrino in gioco specifici stimoli esterni che attivano il sistema immunitario in modo anomalo.
È il caso, ad esempio, della cosiddetta esposizione cronica a sostanze chimiche come solventi, pesticidi e fumo di sigaretta, tutte ritenute capaci di alterare la tolleranza immunitaria. Altri rischi sono rappresentati dai metalli pesanti (soprattutto mercurio e argento), che si accumulano nell’organismo e possono modificare l’equilibrio immunitario, favorendo la comparsa di malattie autoimmuni in soggetti predisposti.
Infezioni, microbiota intestinale e la teoria igienica
Le infezioni virali e batteriche svolgono un ruolo duplice: alcune sembrano spingere l’organismo verso un’iperattivazione immunitaria, mentre altre, specie se contratte in età infantile, potrebbero paradossalmente proteggerci. Un esempio noto è il virus Epstein-Barr che, oltre a essere molto diffuso (il 95% degli adulti in Italia ne è venuto a contatto), viene associato a patologie autoimmuni come lupus eritematoso e artrite reumatoide; la sua capacità di rimanere silente e riattivarsi in momenti di fragilità immunitaria lo rende un fattore insidioso.
In parallelo, emerge con forza la teoria dell’“ipotesi igienica”: l’insufficiente esposizione del sistema immunitario ai microbi normali (causata, ad esempio, da eccessi di igiene, uso indiscriminato di antibiotici e ambienti ipersterili) può facilitare lo sviluppo di reazioni autoimmuni, proprio perché il nostro organismo impara meno a distinguere correttamente ciò che è “sé” da ciò che è “non-sé”. In questo contesto il microbiota intestinale – fondamentale nella regolazione della risposta immunitaria – diventa un elemento chiave: riduzione della sua biodiversità, spesso indotta da dieta sbilanciata, sedentarietà, farmaci o contaminanti, è correlata a un maggior rischio di autoimmunità.
Stress psicologico ed emozionale: il nemico invisibile
Lo stress cronico rappresenta un fattore di rischio tanto subdolo quanto potente. Diversi studi hanno sottolineato come, pur non essendo sufficiente da solo a provocare una malattia autoimmune, lo stress prolungato alteri l’equilibrio degli ormoni dello stress (ad esempio il cortisolo), indebolendo le difese immunitarie e favorendo reazioni anomale dell’organismo. In molti casi esso agisce come “innesco” che, su un terreno già predisposto (per genetica o fattori ambientali), scatena il processo patologico.
Anche gli squilibri ormonali, indotti dallo stress o da altre condizioni mediche (menopausa, sindrome premestruale, gravidanza, disturbi tiroidei), hanno un impatto importante sull’equilibrio immunitario. Non è raro che molte forme autoimmuni prediligano il sesso femminile, proprio in relazione alla loro fisiologia ormonale più complessa.
Stile di vita e fattori modificabili: come ridurre il rischio
La maggior parte dei fattori scatenanti può essere controllata e ridotta attraverso corretti comportamenti quotidiani. Oltre ai già citati inquinanti chimici e ambientali, anche una alimentazione sbilanciata, ricca di additivi, grassi trans e povera di fibre, contribuisce all’alterazione del microbiota e del sistema immunitario. La mancanza di attività fisica rappresenta un ulteriore rischio, poiché l’esercizio modula positivamente la risposta immunitaria e contribuisce a tenere sotto controllo gli stati infiammatori di basso grado.
Ecco una sintesi dei principali “fattori silenziosi” da monitorare:
- Esposizione a composti chimici tossici (solventi, fumo, pesticidi, metalli pesanti, additivi industriali).
- Infezioni virali e batteriche ricorrenti, in particolare da agenti associati a reazioni autoimmuni (es: virus Epstein-Barr).
- Alterazione del microbiota intestinale, dovuta a dieta povera di nutrienti, abuso di antibiotici, sedentarietà e fonti ambientali di contaminazione.
- Stress psicologico cronico ed elevata tensione emotiva.
- Sedentarietà e scarsa attività fisica, che favoriscono disordini metabolici e immunitari.
- Sb ilanci ormonali, soprattutto nella donna in periodi di cambiamento fisiologico.
Fattori genetici: una predisposizione, non una condanna
Pur se la genetica può aumentare la suscettibilità, non determina in modo ineluttabile lo sviluppo di una malattia autoimmune. Diverse varianti genetiche influenzano la risposta immunitaria, ma soltanto la convergenza di uno o più fattori ambientali, abitudini o stress specifici è in grado di attivare le reazioni autoimmuni. Ciò significa che, in presenza di una familiarità per queste patologie, curare lo stile di vita e ridurre le esposizioni a “fattori silenziosi” rappresenta la migliore prevenzione attuabile.
In definitiva, benché silenziosi e comuni, stress cronico, contaminanti chimici, infezioni, squilibri ormonali e alterazioni del microbiota intestinale costituiscono il terreno fertile su cui possono germinare le malattie autoimmuni. Solo la conoscenza approfondita di questi fattori e una sorveglianza attenta dei segnali del nostro corpo possono consentire di prevenire o riconoscere tempestivamente queste patologie subdole.