Per essere considerato oggi “ricco” dal punto di vista patrimoniale o finanziario, non esiste una soglia universale valida per tutti; i criteri variano notevolmente a seconda di paese, contesto sociale e aspettative individuali. In Italia, tuttavia, alcune stime riportano che chi dispone di un patrimonio netto superiore a 300.000 euro può già essere identificato come benestante, mentre la soglia per essere considerato “ricco” – ovvero una persona con capacità di spesa e investimento nettamente superiori alla media – si colloca intorno ai 300.000 euro di guadagno annuo e oltre, arrivando in certi casi anche al milione di euro o più di patrimonio netto effettivo.
Patrimonio netto e soglie di ricchezza
Il patrimonio netto costituisce la misura più affidabile per valutare la ricchezza personale: si tratta della somma di tutti gli asset (immobili, investimenti, liquidità, beni di valore) meno le eventuali passività e debiti. Non basta dunque soltanto il denaro depositato sul conto corrente ed esistono molte scale di confronto. Il patrimonio netto elevato è il vero fattore che distingue chi può essere ritenuto benestante da chi può aspirare all’appellativo di “ricco”.
Secondo analisi finanziarie, il valore considerato come “ricco” in Italia varia anche in base ai costi di vita, all’evoluzione dell’economia e agli standard sociali. Tuttavia, mentre negli Stati Uniti la soglia secondo il Modern Wealth Survey di Schwab è di circa 2,2 milioni di dollari in patrimonio netto, in Italia la percezione è più bassa, dato il minor costo della vita e una distribuzione della ricchezza più uniforme tra le varie fasce di popolazione.
Quando si diventa ricchi in Italia?
Il concetto di “essere ricchi” ha in genere connotazione soggettiva, legata sia al reddito che al patrimonio. In Italia, si considera “benestante” chi riesce a disporre di una liquidità o di un patrimonio netto superiore a 300.000 euro. Per essere considerato davvero “ricco”, la soglia aumenta notevolmente: chi percepisce oltre 300.000 euro di reddito annuo entra nella fascia alta che si avvicina al concetto di ricchezza reale. È la capacità di generare valore e mantenere uno stile di vita privo di limitazioni che definisce la ricchezza attuale nel nostro paese.
Di conseguenza, avere solamente una cifra elevata sul conto corrente non è sufficiente; infatti la maggior parte delle persone con liquidità significativa investe la propria ricchezza in beni immobiliari, strumenti finanziari, aziende o attività produttive.
Reddito, liquidità e investimenti
La liquidità immediata, ossia il denaro disponibile sul conto corrente, è spesso utilizzata per coprire spese ordinarie e emergenze. L’ammontare ritenuto “ricco” sul solo conto corrente può variare enormemente: per molti italiani, già 100.000 euro rappresentano una cifra fuori dalla norma, ma tra i veri ricchi spesso la disponibilità di liquidità supera di gran lunga tale quota, lasciando dedurre patrimoni complessivi ben più consistenti.
Gli esperti sottolineano che solo una frazione della ricchezza di una persona si trova realmente sul conto: la maggior parte è investita in strumenti che fruttano interessi, dividendi e plusvalenze. È quindi più realistico parlare di “ricco” riferendosi a chi detiene un patrimonio molto diversificato.
Il Minimum Viable Net Worth
Una soluzione alternativa e più “scientifica” per calcolare la soglia di ricchezza consiste nel metodo del Minimum Viable Net Worth (MVNW).
Questo sistema, ispirato dalla logica imprenditoriale, calcola la ricchezza minima necessaria per garantire la copertura delle proprie spese essenziali senza lavorare più, mediante rendite finanziarie generate dal patrimonio. Un esempio pratico: con spese mensili di 750 euro e investimenti che generano il 4% annuo, una soglia di 225.000 euro permette di raggiungere una prima forma di libertà finanziaria. Ovviamente, questa cifra aumenta in proporzione al proprio tenore di vita e agli obiettivi personali.
Considerazioni sociali e culturali
L’identificazione dell’individuo come ricco dipende anche dalla percezione sociale. In Italia, possedere un immobile di valore eccellente o una villa potrebbe bastare a suscitare il giudizio di ricchezza, mentre in altri paesi sono l’imprenditorialità, la gestione di patrimoni familiari o l’accesso a investimenti innovativi a rappresentare la vera ricchezza.
La ricchezza, comunque, non deve essere valutata solo per la cifra che si trova sul conto corrente. Spesso la ricchezza è associata a stabilità finanziaria, a capacità di gestire rischi ed emergenze, e a opportunità di crescita personale o professionale. Il ruolo degli investimenti e delle risorse immobilizzate è tanto importante quanto la disponibilità di denaro liquido.
Arricchire il proprio patrimonio richiede decisioni consapevoli, gestione intelligente del risparmio e un approccio al rischio ponderato. Il cammino verso la ricchezza oggi è sempre meno legato a semplici accumuli e più orientato all’efficienza della gestione patrimoniale.
Integrando le valutazioni italiane con quelle internazionali, si può affermare che per essere considerato “ricco” nella realtà odierna occorre disporre di risorse nettamente superiori alla media nazionale, un livello di sicurezza economica che permette di scegliere il proprio stile di vita senza vincoli. La parte più importante è raggiungere un patrimonio netto che garantisca libertà, sicurezza e la possibilità di mantenere il proprio tenore di vita anche in assenza di reddito professionale.
Per approfondire il concetto di ricchezza da un punto di vista economico e sociologico, è utile fare riferimento anche alle teorie relative al reddito.